Coaching

Il Coaching è una cosa seria

Il coaching funziona. Quando è fatto con competenza.

In molti si definiscono coach, ma non tutti conoscono davvero il metodo, la struttura e l’etica che stanno alla base di questo servizio.

La Norma UNI 11601:2024 definisce le caratteristiche e i requisiti del servizio di Coaching e così il Code of Ethics dell’International Coach Federation. Sono punti di riferimento importanti per chi vuole offrire un servizio di qualità, basato su metodo, coerenza e trasparenza.

Il coaching non è improvvisazione. È ascolto, è metodo, è responsabilità. È soprattutto un percorso che diventa azione.

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Cosa non è il coach

Il coach non è uno psicologo né uno psicoterapeuta.

Il Coaching non è uno spazio di cura o di aiuto, ma è una partnership finalizzata a un piano d’azione. Quando una persona porta con sé problematiche di natura clinica, è dovere del coach riconoscerlo e indirizzare il cliente a professionisti abilitati in quell’ambito.

Il coach non è un insegnante o un consulente.

Non offre soluzioni preconfezionate, non dà istruzioni su cosa fare, né si pone come detentore di verità. Il coaching lavora su un piano paritario: accompagna la persona nell’esplorare le proprie risorse, stimola riflessioni e facilita l’emergere di nuove prospettive.

Il coach non è un motivatore da palcoscenico.

Non è un manipolatore, non è un guru, non è un maestro di vita. Il coaching non lavora sull’euforia del momento ma su un processo graduale, concreto e profondo di consapevolezza e cambiamento.

Il coach non insegna cosa pensare, ma ti aiuta a pensare meglio.

Non ti spinge in una direzione, ma ti accompagna a trovare la tua.

Cosa è il coach

La parola coach significa, letteralmente, allenatore.

Nel mondo dello sport, il coach è colui che allena e prepara l’atleta alla sfida, utilizzando tecniche specifiche per svilupparne abilità, resistenza e concentrazione. Ma al di fuori dell’ambito sportivo, il significato del termine si amplia.

Nel coaching personale e professionale, il coach è un allenatore di potenzialità.

Affianca la persona – o un gruppo – in un percorso di chiarificazione, consapevolezza e azione. Il coach accompagna il cliente nella costruzione di un piano concreto per raggiungere un obiettivo autentico, in linea con i propri valori.

Immagina di trovarti a un bivio, con tante strade davanti a te. Il coach non sceglie per te, non ti spinge da una parte. Ti aiuta a fermarti, a guardare bene le mappe che hai dentro, le opportunità e i percorsi alternativi, ti aiuta a vedere dove vuoi andare davvero. E poi cammina accanto a te mentre inizi il tuo percorso, e ti sostiene. E’ il tuo partner verso il cambiamento, verso il tuo obiettivo.

Il Coaching in un’equazione

Il Coaching affonda le sue radici nell’antichità, essendo un metodo cosiddetto maieutico (dal greco “della levatrice”), molto affine da quello praticato da Socrate, che Platone ci riporta nel Teeteto:

“La mia arte di maieutico in tutto è simile a quella delle levatrici, ma ne differisce in questo, che essa aiuta a far partorire uomini e non donne e provvede alle anime generanti e non ai corpi. Non solo, ma il significato più grande di questa mia arte è ch’io riesco, mediante di essa, a discernere, con la maggior sicurezza, se la mente del giovane partorisce fantasticheria e menzogna, oppure cosa vitale e vera. E proprio questo io ho in comune colle levatrici: anche io sono sterile, sterile in sapienza; e il rimprovero che già molti mi hanno fatto che io interrogo gli altri, ma non manifesto mai, su nulla, il mio pensiero, è verissimo rimprovero. Io stesso, dunque, non sono affatto sapiente né si è generata in me alcuna scoperta che sia frutto dell’anima mia. Quelli, invece, che entrano in relazione con me, anche se da principio alcuni d’essi si rivelano assolutamente ignoranti, tutti, poi, seguitando a vivere in intima relazione con me, purché il dio lo permetta loro, meravigliosamente progrediscono, com’essi stessi e gli altri ritengono. Ed è chiaro che da me non hanno mai appreso nulla, ma che essi, da sé, molte e belle cose hanno trovato e generato”.

Balzando a tempi più moderni arriviamo a metà degli Settanta. Siamo all’Università di Harvard, dove il prof.  Timothy Gallwey, Coach della squadra di tennis dell’ateneo, scopre come gli alievi, stimolati in una condizione accogliente e non stressante, tendano ad autocorreggersi, facendo emergere un’abilità interiore che progressivamente spazza via tutti i limiti mentali che impediscono loro di giocare meglio. “The Inner Game of Tennis” (il “Gioco interiore del Tennis”) è il Big Bang del Coaching.

Gallway sintetizzò tutto in un’equazione, che ben ci illustra cosa possiamo ottenere attraverso il metodo del Coaching: 

Prestazione = potenziale – interferenze

In altre parole: per una prestazione migliore occorre sviluppare il nostro potenziale e limitare la forza delle interferenze (anche quelle interiori).

Grazie alla relazione di partnership che si instaura fra la persona e il Coach, è possibile elevare il livello della prestazione (per raggiungere un obiettivo) lavorando sul potenziale a disposizione (incluse le risorsre esterne che possano contribuire) e limitando gli effetti negeativi di ciò che interferisce nella nostra motivazione (scuse, credenze limitanti, stili di vita non funzionali) o di ciò che rappresenta un ostacolo oggettivo (limiti fisici, strutturali, economici, di conoscenza, ecc.).